Ci affidiamo alla mela, alla promessa di semplicità, alla perfezione.
Ma dietro ogni innovazione c’è sempre un dettaglio scritto in piccolo. E proprio lì, nei margini che non leggiamo, si nasconde la vera domanda: quanto controllo abbiamo sui nostri dati?
Apple Intelligence è il nuovo cuore smart di iPhone. Promette di capire, aiutare, anticipare i nostri bisogni. Ma non possiamo sapere fino in fondo quando l’elaborazione resta davvero solo sul dispositivo e quando invece, silenziosamente, i dati vengono inviati su server negli Stati Uniti.
Apple dice che sarà tutto sicuro. Eppure Siri, tempo fa, ascoltava conversazioni private a nostra insaputa e la storia si è chiusa con una multa salata, pagata senza dare ulteriori spiegazioni.
Ora chiediti:
Se sei un’infermiera, un medico, uno psicologo, un avvocato, un commercialista, un amministratore di immobili o anche un consulente di marketing quante informazioni sensibili maneggiano ogni giorno i tuoi dispositivi?
Quante conversazioni, dati o documenti potrebbero finire in quella “black box” invisibile che nessuno sa dove si apre davvero.
La buona notizia però è che puoi scegliere.
Con Apple Intelligence puoi decidere quali app potranno usarla e quali no.
Per questo consiglio: attiva Apple Intelligence solo per le app che usi a livello personale, mai per quelle di lavoro.
È prudenza ma anche il lavoro di ogni imprenditore.
Prima di attivarla informati:
Qui puoi leggere come Apple Intelligence utilizza i dati: https://support.apple.com/it-it/guide/iphone/iphe3f499e0e/18.0/ios/18.0
Da una notizia recente, Apple, dopo essere stata contestata sulle prestazioni della sua Apple Intelligence, ha rilevato che non renderà pubblica la sua vera e propria AI finché non rispetterà degli standard qualitativi aziendali, infatti sembrano puntare a una AI che funzioni localmente, rispettando la privacy, così come Apple vuole che sia.

