La digitalizzazione è ormai parte integrante anche delle attività sanitarie locali: farmacie che ricevono ricette e tessere sanitarie via WhatsApp, studi medici che pubblicano i propri siti per permettere ai pazienti di prenotare visite o inviare email.
Ma dietro questa apparente semplicità si nasconde un problema che raramente viene affrontato: la gestione della privacy dei dati sensibili e di quelli personali.
Ricevere una ricetta tramite un’app di messaggistica significa, molto spesso, far uscire dati sanitari fuori dalla Svizzera. Avere un sito web realizzato con tecnologie americane può implicare che dati personali e magari anche clinici transitino negli Stati Uniti, senza le adeguate garanzie previste dalla LPD e dal GDPR.
E tutto questo, troppo spesso, avviene senza che chi gestisce lo studio o la farmacia se ne renda conto.
Non parliamo di semplici formalità.
La Legge sulla Protezione dei Dati (LPD) in Svizzera e il GDPR europeo sono chiare: i dati relativi alla salute sono considerati “particolari”, e quindi richiedono livelli di protezione più elevati.
Quando un paziente consegna una ricetta o compila un form online, si aspetta che quelle informazioni restino private, custodite con la stessa cura con cui viene custodito un dossier cartaceo in studio. Se invece i dati viaggiano senza controllo verso server extra UE/CH, il rischio non è solo legale, ma anche reputazionale: la fiducia nell'ambito sanitario è tutto.
Eppure, la maggior parte delle farmacie e degli studi medici continua a usare strumenti digitali senza porsi le domande fondamentali:
- Dove finiscono davvero i dati dei miei pazienti?
- Quali garanzie mi offrono gli strumenti digitali che sto usando?
- Sto rispettando davvero la legge o mi sto esponendo a rischi inutili?
La buona notizia è che non serve stravolgere tutto, né investire in soluzioni complesse.
Serve, piuttosto, consapevolezza.
Un sito web, ad esempio, può essere progettato fin dall’inizio in modo da rispettare i requisiti legali e tecnici, scegliendo soluzioni europee o svizzere che garantiscono la residenza dei dati.
Una farmacia dovrebbe adottare accorgimenti stringenti per strumenti come WhatsApp Business o valutare alternative, per comunicare in sicurezza con i clienti, senza compromettere la loro privacy. In Svizzera una chat aziendale sicura può per esempio essere creata tramite l'app Threema, seppure con differenze economiche.
Uno studio medico può integrare sistemi che non solo rispettano la legge, ma migliorano anche l’organizzazione interna, riducendo rischi e inefficienze.
La vera trasformazione digitale, infatti, non consiste nel "mettere online" un processo qualsiasi come un qualsiasi sito web o altro, ma nel farlo in modo sicuro, conforme e sostenibile. Solo così tecnologia e fiducia possono camminare insieme.
È qui che entra in gioco il mio lavoro come Digital Collaboration Specialist: aiutare professionisti, studi e farmacie locali a capire quali strumenti stanno usando, a verificarne l’impatto sui dati dei pazienti, e a scegliere eventualmente alternative sicure e conformi.
Nel mio blog e nei miei video sui social racconto situazioni, errori comuni e anche soluzioni.
Il mio obiettivo è accompagnare: trasformare strumenti digitali da rischio a risorsa.
Perché oggi, per farmacie e studi medici, digitalizzare non basta. Bisogna farlo con responsabilità, con attenzione alla privacy, e con la certezza che ogni passo avanti sia davvero un passo nella giusta direzione.
Se gestisci una farmacia, uno studio medico o una azienda attenta alle normative, il primo passo è semplice: chiederti quali strumenti stai usando e dove finiscono i dati dei tuoi clienti e pazienti. Da lì possiamo costruire un percorso su misura, sicuro e conforme.
Perché la fiducia dei clienti e dei pazienti è fatta anche di scelte digitali ponderate.

